La Medicina sportiva come fattore decisivo della riabilitazione, neuromotoria in particolare. È quanto è emerso in un conferenza stampa alla Maugeri di Pavia dove, al Centro di Medicina sportiva, organizzato in collaborazione con l’Università di Pavia. La Fondazione Maugeri ha infatti deciso di sponsorizzare un paratleta del Tennis Club Pavia, Ivan Lion, offrendogli anche un test valutativo di Medicina sportiva presso il Centro. L’occasione ha permesso di illustrare le attività del Centro stesso, anche nella direzione della riabilitazione e delle attività sportive dei portatori di handicap, un filone quest’ultimo seguito da tempo. Come ha spiegato, il professor Roberto Bottinelli, ordinario dell’ateneo pavese, di cui è anche prorettore alla ricerca, e direttore del Centro, la medicina sportiva ha oggi innumerevoli applicazioni che si estendono ben oltre la valutazione dell’atleta per migliorare la sicurezza e l’efficacia della prestazione sportiva. L’esercizio fisico è un potente strumento di prevenzione e cura della maggior parte delle patologie croniche cardiovascolari, polmonari, metaboliche, che rappresentano le principali cause di morte.
“L’esercizio fisico è ormai da tempo considerato una ‘medicina”, ha spiegato il professore, “e la riabilitazione di pazienti affetti da malattie croniche, non solo cardiache, polmonari e metaboliche quali il diabete, sfrutta con grande successo la somministrazione di “dosi” di esercizio fisico. Dosi che vengono definite dal medico dello sport sulla base di linee guida internazionali. Più di recente l’esercizio fisico si è dimostrato efficace anche per prevenire le recidive di alcuni tumori, come quello della mammella. Nel caso degli atleti disabili”, ha proseguito Bottinelli, “l’esercizio fisico non solo previene i gravi fenomeni che in ognuno di noi si verificano con la sedentarietà, ma permette di sviluppare capacità motorie nuove che possono compensare abilità mancanti per effetto dell’handicap”.
Il professor Bottinelli ha quindi ricordato anche le attività del Centro a sostegno della l’Unità operativa Endocrinologia nelle attività di cura delle malattie del metabolismo, come il diabete, attraverso la somministrazione di programmi di allenamento personalizzati.
Dell’esperienza avviata a Pavia con alcuni hand-bikers, ossia ciclisti che si spingono solo con la forza delle braccia, ha parlato la dottoressa Marita Gualea, medico in forza al Centro che, in collaborazione al professore Carlo Rottenbaker, del dipartimento di Ingegneria meccanica dell’Università di Pavia, lavora per fornire le valutazioni funzionali degli atleti, anche per studiare la posizione ideale degli hand-biker nelle loro bici, in grado cioè di offrire la migliore prestazione.
Ivan Lion, 1989, famiglia d’origine veneta, è nato e vive ad Alpignano, comune a nord-ovest di Torino. Affetto da spina-bifida, ha iniziato a giocare a tennis fra i nove e i dieci anni, “per non stare davanti alla tv tutto il pomeriggio e scambiare due idee con qualcuno”. Ha cominciato in un’associazione torinese, la “Sport di più”, specializzata nelle attività sportiva dei diversamente alibi e che lavora in stretto contatto con l’Unità spinale del CTO di Torino. Accompagnato da papà Roberto – allora meccanico, oggi pensionato – e da mamma Marina, quel giorno Ivan giocò in un campo ridotto e solo sulla carrozzina da passeggio, più pesante di quella da gioco, ma col tennis scoppiò ugualmente l’amore. “Malgrado la grande fatica che feci, gli istruttori videro in me una buona capacità coordinativa e mi spinsero ad andare avanti”. Ebbe così inizio un’intensa attività sportiva che l’avrebbe condotto a partecipare a due campionati mondiali juniores, a vincere per due volte il titolo italiano e arrivare alla 10ma posizione nel ranking internazionale degli under 18. Successivamente è stato più volte campione regionale “senior”, due volte campione d’Italia di singolo. Collezionista di racchette di legno di grandi campioni, Ivan ha due miti tennistici, uno del presente, lo svizzero Roger Federer, e uno del passato, John McEnroe, “all’americano mi sento vicino per l’estro, per la testardaggine che metteva sul campo, e per il desiderio di divertire sempre il pubblico con giocate particolari”. E come per McEnroe, una specialità di Ivan è il colpo dietro la schiena, che strappa sempre l’applauso alle tribune. Oggi il tennista piemontese si dedica esclusivamente al tennis: vive della pensione di invalidità e si allena tutti giorni — due in palestra e tre sul campo — e nella sua regione è l’unico istruttore di primo grado della Federazione Italiana Tennis-FIT che sia in carrozzina. Il suo sogno sportivo sono le Paraolimpiadi di Tokyo, per quanto il meccanismo di ammissione sia praticamente proibitivo: le disputano i primi 48 atleti al mondo e, per rientrare in quelle posizioni, spiega, “bisogna disputare almeno 30 tornei all’anno, con un con un disponibilità economica che è davvero di pochi”. “Se trovassi uno sponsor, chissà”, chissà”, dice. Ivan, infatti, può infatti contare solo della sponsorship tecnica della Invancare, azienda americana specializzata in ausili, che gli mette a disposizione una carrozzina da gioco, che può costare anche 6mila euro, e una da passeggio, che arriva a 7.500. Ci sono poi due sostegni pavesi, il Tennis Club Pavia, per cui gareggia, e la concessionaria Autogroup Volvo, ma la maggior parte delle spese per partecipare a tornei resta a suo carico. Per il Tennis Club Pavia sarà uno dei due atleti in gara nel torneo a 16 del prossimo 22-26 giugno, in quell’occasione sponsorizzato dalla Fondazione Salvatore Maugeri. L’istituzione pavese, essendo specializzata in riabilitazione e offrendo le terapie occupazionali a molti pazienti mielolesi, ha voluto sostenere economicamente la partecipazione dell’atleta, sottoponendolo anche ad alcuni controlli medici alla vigilia del torneo.
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